Leggo su molti quotidiani che la colpa di ciò che accade nel mondo del lavoro precario sia da attribuire a loro; i giovani. Non è affatto vero.
Giorni fa si è ucciso -direi indirettamente ucciso con la mano dell’indifferenza dello Stato Italiano- un giovane, perchè non ce la faceva più ad essere nella condizione di girare e rigirare per trovare un lavoro che non fosse nè a termine, nè una sorta di stage. Povero ragazzo; quante porte in faccia e nel proprio orgoglio ha ricevuto?!
La colpa di tanta depressione e infinite frustrazioni, non è, nè deve essere dei giovani. La colpa del mal di vivere/disagio giovanile e, oltremodo, nel rifugiarsi nel mondo della criminalità, è solo e soltanto delle Istituzione deputate e preposte alla fomazione lavorativa ed educazione sociale di chi cerca di vivere in modo dignitoso. Non è vero neanche che i giovani siano/possano essere il nostro futuro (che poi questa frase mi sembra uno scaricare colpe sulle spalle dei giovani. Una frase campata in aria). Noi vecchi, con i vecchi politici volponi. Noi, i quali quali apriamo bocca per dar fiato a tromboni e trombette, senza tirarci mai su le maniche, siamo, o dovremmo essere, o dovremmo essere stati, il futuro dei giovani; cosa che, a parte nuclei con vera responsabilità familiare, non abbiamo fatto, pensando erroneamente che la vita lavorativa e sociale dei giovani sia un automatismo che fa parte del crescere, dove tutto ciò che accadrà in futuro sia un caso.

La gioventù ha bisogno non di sole parole, ma, nell’effettivo aiuto per un loro futuro, ha bisogno anche di una concreta mano che li faccia vivere…non suicidare.